Come elaborare un lutto, sintomi e rimedi
Come elaborare un lutto, sintomi e rimedi

Discutere di una perdita e capire come elaborare un lutto

Affrontare una perdita di una persona cara o il mutamento repentino di una situazione è di certo una delle più grandi prove da affrontare. Quando si può parlare di lutto? Esistono delle fasi? Come elaborare un lutto improvviso?

Lutto: di cosa si tratta?

L’idea comune strettamente legata alla parola lutto è sicuramente il sentimento di intenso dolore legato alla perdita di una persona cara.
Con la parola lutto si intende anche quella serie di forti sentimenti e stati mentali derivati da accadimenti improvvisi, che creano sofferenza e che generano un forte impatto psicologico e/o modifica nella vita della persona che li subisce, come allontanamenti di persone care, o la modifica obbligata di stili di vita significativi.
Galimberti definisce il lutto come uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili (Galimberti, 1999, 617).
Il concetto di lutto, quindi, è molto più ampio: la perdita che porta dolore e smarrimento non è solo quella legata alla scomparsa di una persona amata ma può essere l’assenza improvvisa di un partner a seguito della rottura di una relazione, la fine improvvisa di un lavoro duraturo e stabile, qualunque mutamento repentino di una situazione equilibrata e così profondo da destabilizzare chi ne viene colpito, che questo accada improvvisamente o dopo una lunga e sofferente accettazione.

Fasi e sintomi del lutto

Secondo il DSM-5 (la quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali) affinché il disturbo da lutto persistente complicato viene diagnosticato quando nel soggetto potenzialmente colpito compaiono:

  • sintomi da angoscia di separazione: desiderio o nostalgia della persona morta, dolore intenso, preoccupazione per la persona scomparsa, preoccupazione per le circostanze della perdita
  • almeno 6 sintomi aggiuntivi tra: difficoltà ad accettare la morte, incredulità, difficoltà a formulare pensieri e rievocare ricordi positivi, rabbia per l’ingiusta perdita, senso di colpa, annullamento dei ricordi legati ad una esperienza di morte passata, difficoltà a parlarne con altri, desiderio di raggiungere il defunto, solitudine o distacco dai propri affetti, sentimenti di vuoto e inutilità dopo la perdita, difficoltà a perseguire le proprie abitudini private e sociali.

A queste sensazioni difficili da gestire possono unirsi alcune reazioni fisiche, delle risposte del nostro corpo all’insieme di sentimenti forti e stress a cui è sottoposto.
È possibile accusare disagio, palpitazioni, disorientamento, profonda tristezza, incubi, agitazione e disperazione che portano all’isolamento e alla continua ricerca di situazioni che non causino dolore.
Inoltre, quando si subisce una perdita di una persona cara, il lutto coinvolge tutto il sistema familiare che deve affrontare una grande sfida in termini adattativi per le potenti ricadute che la perdita ha su di essa, su ognuno dei suoi membri e su tutte le altre relazioni significative. La morte in famiglia infatti implica molteplici perdite: della persona cara, dei ruoli, delle relazioni, dell’unità familiare, delle speranze e delle prospettive future.

Bowlby e Parkes considerano il lutto come un processo scandito da quattro fasi che nell’esperienza di ogni individuo si intersecano e si sovrappongono continuamente:

  • fase dello stordimento: dura da poche ore a una settimana, puo’ essere interrotta da attacchi di collera e angoscia estremamente intensi. È caratterizzata da una reazione iniziale di incredulità, seguita poi da emozioni più intense come rabbia ed angoscia.
  • fase dello struggimento e della ricerca della persona persa : può durare da alcuni mesi e a volte anche anni. Ci sono dolori fisici, trafitture, angoscia, singhiozzi, insonnia e rimuginamenti. Ci sono due stati d’animo predominanti e alternanti: il convincimento della morte e l’impossibilità di crederci. Appare anche la rabbia, di solito rivolta a chi è considerato responsabile dell’evento, a volte, può essere responsabilizzata anche la stessa persona morta. C’é un pensiero fisso, un moto incessante, si scruta l’ambiente, si chiama la persona scomparsa e ci si dirige verso quelle zone dove sarebbe possibile trovarla. L’essenza di questa fase è l’ansiosa ricerca della persona persa e solo quando si accetta che la perdita é permanente scompare la rabbia e subentra la tristezza profonda.
  • fase di disorganizzazione e disperazione: in questa fase avviene il riconoscimento del carattere permanente della perdita, che fa comparire un senso di disperazione e di apatia, espressi attraverso l’isolamento sociale, la difficoltà di concentrazione nelle attività abituali e la mancanza di progettualità, disturbi del sonno e dell’alimentazione. È lo stadio più lungo e delicato per capire come elaborare un lutto.
  • fase di riorganizzazione:  è la fase in cui si accetta gradualmente la perdita e si assiste alla ridefinizione di se stesso e della situazione. Questa fase può durare uno, due o più anni. Ci sono sogni vividi e sensazioni di presenza, e così la persona scomparsa viene “ricollocata” emozionalmente nel mondo interno del superstite, dando luogo ad un minor isolamento affettivo e sociale.

Secondo Bowlby, il fatto che l’individuo affronti un processo di lutto sano o cronico in seguito alla separazione dipende dal modo in cui è venuto ad organizzarsi il suo sistema di attaccamento alle figure di riferimento nel corso dello sviluppo.

Elaborare il dolore del lutto è come percorrere un lungo percorso fatto di comprensione del distacco, esternazione delle emozioni più profonde e ricostituzione di un equilibrio. L’elaborazione del lutto innesca un processo di differenziazione, ovvero la capacità di andare avanti nel proprio percorso di vita, mantenendo il ricordo della persona scomparsa.
Diversamente, la perdita non vissuta emotivamente, quindi non elaborata, può condurre a un arresto nell’evoluzione del ciclo vitale.

L’evento luttuoso vissuto e affrontato, nella sua dimensione della rabbia prima, del dolore poi e della graduale differenziazione, consente il riattivarsi delle risorse dell’individuo e della sua famiglia che affronta lo stesso lutto.
Se il lutto di una persona cara non viene elaborato, ovvero emotivamente vissuto, si assiste ad un “blocco” del tempo alla fase precedente alla scomparsa del congiunto, al contrario, se si elabora si consente di riprendere la propria dimensione evolutiva.

La mancata elaborazione del lutto, in fase lieve o acuta che sia, in alcuni casi può portare a disturbi depressivi e disturbi d’ansia che peggiorano e modificano drasticamente il nostro rapporto con la vita quotidiana, gli interessi personali e l’interazione sociale, per questo motivo è importante effettuare una terapia.

Come elaborare un lutto con un terapeuta

Il primo passo per elaborare un lutto è sicuramente parlare dell’accaduto e raccontare le sofferenze e le sensazioni provate al momento del lutto e dopo, durante un primo tentativo di elaborazione. Discutere del proprio stato con un terapeuta competente è sicuramente l’inizio di un percorso di miglioramento dello status quo.

L’aiuto di un terapeuta consente di superare il blocco evolutivo causato dal lutto, di riconoscere e accettare il dolore comprendendone il senso e di riattivare le risorse dell’individuo e/o della sua famiglia per ricreare nuovi equilibri. Mostrare le proprie vulnerabilità porta ad una conoscenza dei nostri limiti, delle nostre paure e ci aiuta a superarle con la collaborazione di un professionista attento e con esperienza.

Se senti la necessità di elaborare una perdita e metabolizzare un lutto con un aiuto concreto, scrivimi e cercheremo di far partire il processo di elaborazione insieme.

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