Conoscere i maltrattamenti in famiglia per evitarli
Conoscere i maltrattamenti in famiglia per evitarli

I maltrattamenti in famiglia: varie forme e chi sono le vittime

Nonostante il focolare incarni il luogo della sicurezza e dell’amore, da molto, fin troppo, tempo si assiste ad una degenerazione di questo concetto e ad episodi di maltrattamenti in famiglia di ogni sorta. Come si riconosce un maltrattamento? Ci si può ribellare? Parliamone.

La famiglia: da paradiso ad inferno

Nonostante la continua evoluzione storica e sociale alla quale la nostra società è sottoposta quotidianamente, la famiglia resta comunque una realtà assolutamente viva che assicura, soprattutto al bambino, un ambiente confortevole e amorevole in cui rifugiarsi in caso di pericolo o timore.

La famiglia incarna un sistema particolare in cui sono parte attiva individui legati tra loro da vincoli affettivi positivi (amore, rispetto, lealtà) ma purtroppo anche da affetti negativi (odio, repressione, violenza e prevaricazione).

Nell’immaginario comune rappresenta un luogo di protezione ma può trasformarsi in un vero e proprio pericolo, fisico e psichico, per tutti i suoi componenti.

La violenza intrafamiliare, nella maggior parte dei casi attuata dagli uomini nei confronti delle loro partner o ex partner, è un fenomeno complesso e ancora oggi sommerso, in cui gli aspetti culturali hanno un’influenza fondamentale e sono legati all’attribuzione sociale di ruoli dominanti (maschili e di capofamiglia) e ruoli di oppressione e sottomissione (femminili e dei figli). Nelle coppie questi aspetti si uniscono spesso a caratteristiche di personalità di entrambi i partner che tendono ad instaurare delle relazioni perverse attraverso un rapporto di tipo vittima-carnefice e dominatore- dominato.

Le mura domestiche, dunque, invece che luogo di protezione, possono diventare una prigione d’orrore.

La legge italiana prevede pene esemplari per coloro che maltrattano la propria famiglia nonostante sia ancora molto difficile identificare, e quindi valutare legalmente, alcuni comportamenti, ad esempio la violenza psicologica, tra uomo e donna che avvengono in ambito familiare. L’articolo 572 del Codice Penale definisce i maltrattamenti in famiglia e le conseguenti pene per i trasgressori: «Chiunque, fuori dei casi indicati nell’articolo precedente, maltratta una persona della famiglia o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da due a sei anni, la pena è aumentata se il fatto è commesso in danno di un minore degli anni quattordici
Se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da quattro a nove anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a ventiquattro anni».

Maltrattamenti in famiglia: violenza verticale e orizzontale

Il maltrattamento in famiglia può essere indirizzato verso tutti i componenti del nucleo, con modalità e intensità differenti.

Violenza orizzontale: maltrattamento sul coniuge/partner

Purtroppo il maggior numero di vittime di maltrattamenti familiari sono le donne, le mogli, le conviventi. Il fenomeno della violenza intrafamiliare è complesso, le varie violenze a cui una donna è sottoposta non possono essere classificate in base alla gravità, perché ognuna di esse, anche in minima parte, è in grado di provocare ferite non rimarginabili per tutta la vita e che possono ripercuotersi su altri componenti della famiglia come i figli.

Le violenze registrate maggiormente ai danni delle donne possono essere divise in macro categorie in grado di farci comprendere quanto sia ampio il ventaglio di maltrattamenti a cui può essere sottoposta:

  • violenza psicologica, la violenza più subdola, quella che pochissime donne si accorgono di subire prima che sia troppo tardi, fatta di atteggiamenti intimidatori, denigranti, colpevolizzare l’altro, inganni, menzogne, pedinamenti, veri e propri lavaggi del cervello che portano alla totale perdita della stima in sé stessi e ad una grave lesione della libertà personale della vittima
  • violenza fisica, non solo caratterizzata da episodi di percosse ripetuti, ma anche dal danneggiamento di oggetti vicini o cari alla vittima, da bruciature di sigarette e anche dall’essere chiusi in una stanza o fuori di casa contro la propria volontà
  • violenza sessuale, qualificata come l’imposizione di rapporti sessuali indesiderati. È forse la manifestazione più forte, e forse più diffusa, di prevaricazione e oppressione dell’uomo nei confronti della donna. Quello che doveva essere un momento di amore e intimità diventa un episodio di violenza carnale e psicologica fortissima
  • violenza economica, un atteggiamento volto alla limitazione dell’indipendenza economica della donna come impedirle la ricerca di un impiego stabile o il dello stipendio mensile e di qualunque altra fonte di guadagno, il tutto affinché la vittima sia completamente dipendente economicamente dall’aggressore.

Violenza verticale: maltrattamento sui figli

I bambini sono le vittime indifese di qualunque violenza domestica messa in atto dall’aggressore e sono quelli che pagano di più il prezzo di un’infanzia infelice. Molto spesso uno o entrambi i genitori confondono l’educazione con una sorta di addestramento, sottoponendo il bambino a violenze verbali e fisiche ingiustificate causa di traumi difficili da superare.

Il genitore o chi si prende cura del bambino, a meno che non sia egli stesso vittima di violenza, che è a conoscenza del maltrattamento e non si occupa di proteggere il bambino, commette anche lui violenza.

Anche per i minori possediamo delle macro categorie di maltrattamenti in famiglia che possono subire:

  • violenza sessuale o incesto, la violenza più grave che si possa verificare in ambito familiare per le conseguenze psicologiche immediate e a lungo termine che si manifestano nel fanciullo. Importante è la funzione di protezione e sostegno dell’altro genitore, se escluso dal maltrattamento, per evitare che il bambino si senta abbandonato e maltrattato, seppur in modo differente, anche da lui. La vittima non avendo coscienza dell’atto sessuale e di tutto ciò che ne concerne, ed essendo coinvolto da legami di parentela, non solo non può essere affatto consenziente in maniera informata ma si convince che, seppur dolorose, le violenze sono gesti di amore nei suoi confronti. Questo crea un ricatto morale al quale il bambino è sottoposto affinché il segreto della violenza non venga rivelato ai genitori o ad altri componenti della famiglia stessa, innescando un meccanismo di oppressione e sottomissione tra carnefice e vittima
  • violenza fisica, atti che prevedono percosse, lesioni personali, abuso di metodi di correzione e  qualunque atto possa ledere la persona fisica del bambino
  • trascuratezza, inadeguata attenzione da parte dei genitori riguardo ai bisogni fisici o psicologici del bambino legate al prendersi cura e quindi: assenza di cure, cure distorte o inadeguate rispetto all’età o cure eccessive.
  • abuso psicologico. L’abuso psicologico racchiude in sé varie forme di violenza come la violenza verbale, il rifiuto affettivo, lo schernimento, la strumentalizzazione del bambino in caso di separazione o le pretese eccessive per quanto riguarda prestazioni scolastiche e sportive del minore.
  • violenza assistita,  cioè quando i bambini sono spettatori di qualsiasi forma di maltrattamento espresso attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minori.

Spesso le vittime di violenza hanno difficoltà a percepire il pericolo in cui si trovano, sono sopraffatte da sentimenti di vergogna, credono di non avere altre alternative di vita rispetto alla loro condizione e hanno paura. La loro autostima risulta gravemente danneggiata e la capacità di discernere il bene dal male appare confusa.

Per questi motivi spesso le situazioni di violenza non vengono denunciate favorendo così il perpetuare delle violenze.

L’aiuto di un terapeuta può essere fondamentale per riuscire a riconoscere e a fuoriuscire dalle situazioni di violenza e per ricostruire le parti di sè danneggiate in modo da poter riprendere in mano la propria vita e proteggere i propri figli.

Se hai bisogno di un consiglio o di parlare con un terapeuta della tua situazione familiare o sei hai subito violenza, non esitare a scrivermi, sarò qui pronta ad ascoltarti e ad aiutarti a superare questo difficile ostacolo.

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