Adolescenza e scuola: come affrontare una fase decisiva
Adolescenza e scuola: come affrontare una fase decisiva

L’adolescenza e i suoi problemi: cos’è e come gestirla

Vostro figlio vi sembra più ribelle del solito? Comincia ad avere problemi a scuola? Tende ad isolarsi o a cercare costantemente la presenza dei suoi coetanei? Potrebbe semplicemente essere diventato un adolescente. Si tratta di una fase critica, nella crescita sia fisica che psicologica di ogni individuo, le cui ripercussioni non risparmiano alcun aspetto della vita. Scopriamo allora il delicato equilibrio tra adolescenza e scuola e il ruolo del nucleo familiare.

Il passaggio dall’età infantile a quella adolescenziale è una fase davvero critica nella vita di ogni ragazzo e ragazza. È un momento di transizione a tutti gli effetti in cui a cambiamenti fisici evidenti si accompagnano trasformazioni interiori in termini di sicurezza e conoscenza di sé, aspettative, desideri e relazioni interpersonali. Alla base di tutto vi è una ricerca personale di senso che inevitabilmente si scontra con il sistema di valori, credenze e regole stabilite dal nucleo familiare. Si mette insomma in moto quel processo di “individuazione e separazione” della propria specificità rispetto alla famiglia che non lo tratta più come un bambino e però, allo stesso tempo, non lo considera ancora un adulto.

Non dimentichiamo che la classica ribellione adolescenziale ha anche cause neurobiologiche e non solamente psicologiche. In questi anni il sistema limbico – il cervello emotivo – si attiva, mentre i lobi frontali – responsabili del controllo degli impulsi e della previsione delle conseguenze delle proprie azioni – si sviluppano in età più avanzata. Questo è uno dei motivi per cui gli adolescenti corrono rischi e desiderano sensazioni forti che favoriscano il distacco dalla famiglia e la sperimentazione.

Adolescenza problemi con i genitori

Se nel processo di individuazione e separazione del ragazzo fa da controcanto il sistema di valori e usanze vigente nella famiglia di origine, allora tutti i membri sono chiamati in causa nella sua complessa trasformazione. Infatti il giovane porta scompiglio nell’equilibrio raggiunto, introducendo un nuovo punto di vista e mettendo in dubbio quello familiare. Tale messa in discussione destabilizza e genera uno stato d’ansia diffuso sia nel ragazzo che negli adulti, in quanto nessuno vorrebbe realmente compromettere l’unità familiare.

È utile ribadire che il desiderio di trovare il proprio posto nella società e muoversi indipendentemente è una fase del tutto normale, anzi naturale; dunque da un lato si deve favorire il cambiamento e l’indipendenza emotiva, la “separazione” dell’adolescente, ma dall’altro la famiglia deve rimanere un porto sicuro per il ragazzo. Affinché non avvenga uno sfaldamento del nucleo familiare è importante che il giovane abbia introiettato i rapporti stabili e di fiducia tra i componenti. Allo stesso tempo i genitori non possono mostrarsi chiusi e ciechi alle nuove necessità conoscitive ed espressive del figlio, per quanto rabbioso e confuso.

Le famiglie di oggi non sono più quelle numerose di una volta, né tantomeno i progetti e le ambizioni di vita sono gli stessi dei nostri nonni. Di conseguenza, avere uno o due figli oggi permette di concentrare tutte le energie su di loro; rivestendoli di aspettative narcisistiche da parte dei genitori. Inoltre, sempre più spesso la fase transitoria dei figli viene a corrispondere ad un momento di crisi negli adulti collocabile intorno ai cinquant’anni. Si tratta di un bilancio esistenziale che emerge intorno a quell’età. Paura del tempo che passa, nuove insicurezze di fronte alla ribellione dei figli possono rappresentare una complicazione nel processo di separazione degli adolescenti: quando la generazione “dei grandi” – che dovrebbe rappresentare il contro-altare verso cui affermare la propria individualità – vuole invece porsi come amica e confidente, essa non offre l’opportunità ai ragazzi di affermarsi come suo “negativo”.

Non solo genitori “adultescenti“, ma anche nuove dinamiche sociali. I teenagers presentano una psicologia sempre più narcisistica: gli altri (soprattutto coetanei) sono necessari per aver conferme su chi si è. D’altronde le identificazioni infantili con i genitori vengono messe in discussione.

I social network rivestono ovviamente un ruolo di primo piano in questa ricerca di senso e approvazione. Gli adolescenti sono costantemente connessi. I social non solo rappresentano uno spazio di difficile accesso agli adulti, ma è sempre più comune affidarsi a questi strumenti per intrecciare relazioni sociali. Ovviamente tali legami virtuali generano delusione, frustrazione o rabbia; manca totalmente una chiarezza nelle comunicazioni e, cosa ancor più grave, viene inibita la comunicazione empatica. I ragazzi non scoprono ed esercitano più l’intimità e la confidenza sincera di relazioni durature e profonde.
Le conseguenze sociali si rivelano anche a scuola.

Adolescenza e scuola problemi

Il rapporto famiglia-scuola è cambiato rispetto al passato. Se una volta si avvertiva una continuità tra morale, regole ed educazione impartite nelle due realtà, oggi i due sistemi viaggiano su binari diversi, generando nei ragazzi confusione, conflitti e senso di incomprensione.

La Scuola non dovrebbe essere solamente un luogo di “indottrinamento” educativo dove un sistema di valori e comportamenti viene imposto dall’alto. Sin dall’asilo essa rappresenta uno spazio di socializzazione fondamentale con i propri coetanei.

Il gruppo dei pari è l’habitat per eccellenza degli adolescenti, dove investono il loro tempo e, soprattutto, si rispecchiano e si confrontano generando le proprie opinioni e rappresentazioni di sé e degli altri. L’inserimento e la condivisione è un passaggio fondamentale per l’emancipazione dell’individuo, soprattutto considerando il ruolo che l’appartenenza ad un gruppo svolge nel favorire o contrastare il coinvolgimento in attività devianti.

I comportamenti a rischio sperimentati nell’adolescenza non sono vissuti in solitudine, ma condivisi. Ricordiamo che la trasgressività è una caratteristica universale dell’adolescenza, fase di transizione in cui le regole educative e sociali vengono messe in discussione. Per questo un’attività deviante in età adolescenziale non è necessariamente frutto di un disagio vero e duraturo nel tempo; essa può essere considerata espressione di un desiderio di crescita e di maggiore autonomia.

Ovviamente ciò non significa che debbano essere sottovalutati gravi comportamenti “di branco”. In caso di problemi scolastici, abuso di sostanze o atti di bullismo a scuola cosa fare?

Adolescenza come affrontarla con uno psicoterapeuta

Le condotte rischiose per la salute e il benessere psicologico e sociale vengono messe in atto perché hanno un significato in relazione al cambiamento esistenziale di un adolescente che, privato dei diritti infantili, si ritrova sovraccaricato di responsabilità non ben identificate e comprese. Questa transizione può comportare malinconia, noia, rabbia e svogliatezza nell’adolescenza e la personalità di ogni singolo individuo, unita all’affidabilità dei suoi ambienti di appartenenza, fa da ago della bilancia.

Il dialogo e la cooperazione tra Scuola e Famiglia dovrebbe rappresentare il punto di partenza per offrire ai giovani un punto di riferimento stabile formativo ed educativo che poggi su valori e regole esplicite e condivise, funzionali alla crescita intellettiva, emotiva, relazionale, psicologica e comportamentale di adulti acerbi.

D’altro canto, uno psicologo o psicoterapeuta è un valido sostegno per gestire rapporti conflittuali e difficoltà comunicative. Dal momento che la famiglia costituisce il punto di riferimento principale di ogni adolescente è importante che i suoi membri partecipino al processo di cambiamento. È necessario, però, che le persone coinvolte siano consapevoli del disagio e consenzienti a rivolgersi ad un esperto. Infatti, soprattutto nella fase delicata dell’adolescenza, l’istinto alla ribellione, aggravato dal pregiudizio terapia=malattia mentale, porta a vivere come un’ulteriore frustrazione questo aiuto. Anche i genitori non sono poi così esenti da questo pregiudizio e in alcuni casi sminuiscono il disagio, esasperando ancor più il conflitto.

Se sei un adolescente o sei hai un figlio adolescente e hai difficoltà a rapportarti con le problematiche tipiche di questa fase di vita, puoi chiedere aiuto ad un esperto che possa sostenere te e la tua famiglia nell’affrontare questa età di transizione. Se senti il bisogno di intraprendere un percorso,  non esitare a contattarmi. Carmen Capria, psicoterapeuta specializzata in terapia familiare e individuale.

 

 

 

 

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