Disforia di genere e il percorso terapeutico del paziente
Disforia di genere e il percorso terapeutico del paziente

Parliamo della disforia di genere, del suo trattamento e dell’importanza di un terapeuta

Sentiamo parlare quotidianamente di disforia di genere o disturbo dell’identità di genere, ma cosa si intende? Cosa è l’identità sessuale? Quale percorso un paziente dovrà affrontare prima di riconoscersi? Chiariamoci le idee.

Cos’è la disforia di genere?

Nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), edito negli Stati Uniti nel 2013 e in Italia nel 2014, il disturbo dell’identità di genere (DIG) è stato ridefinito disforia di genere e si tratta della convinzione persistente del soggetto a riconoscersi nel sesso opposto a quello biologico.

Esistono differenti criteri diagnostici per identificare la disforia di genere in un individuo:

  • Una marcata incongruenza tra il genere esperito/espresso da un individuo e le caratteristiche sessuali primarie e secondarie
  • Un forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie
  • Un forte desiderio per le caratteristiche sessuali primarie/secondarie del genere opposto
  • Un forte desiderio di appartenere al genere opposto (o a un genere alternativo)
  • Un forte desiderio di essere trattato come appartenente al genere opposto (o a un genere alternativo)
  • Una forte convinzione di avere i sentimenti e le reazioni tipici del genere opposto (o di un genere alternativo)

Terminologia corretta della disforia di genere

Sulla terminologia che riguarda l’identità sessuale si fa spesso molta confusione e per questo motivo è necessario chiarirla.

L’identità sessuale di ogni persona, così come l’identità in senso stretto, è un percorso evolutivo che si manifesta già in età infantile ed è composta da quattro distinte componenti che rendono quell’individuo diverso da un altro e sono in profonda relazione tra loro. Queste sono: sesso biologico, identità , ruolo di genere e orientamento sessuale.

  • Sesso biologico: ovvero l’appartenenza biologica al sesso maschile o femminile determinata dai cromosomi sessuali.
  • Identità di genere: ovvero l’identificazione primaria della persona come maschio o femmina e tratto permanente, solitamente stabilito nella prima infanzia.  Il termine si riferisce al vissuto di appartenenza ad un genere o all’altro, maschile o femminile, o in modo ambivalente ad entrambi.
  • Ruolo di genere: ovvero l’insieme di aspettative e ruoli su come gli uomini e le donne si debbano comportare in una data cultura e in un dato periodo storico.
  • Orientamento sessuale: ovvero l’attrazione sessuale ed affettiva per i membri del sesso opposto, dello stesso sesso o entrambi; può essere omosessuale, bisessuale o eterosessuale.

Il soggetto con disforia di genere vive in una condizione di perenne conflitto con il suo corpo nel quale si sente imprigionato poiché il sesso biologico non corrisponde alla sua identità di genere.

Esistono varie espressioni inerenti la disforia di genere utilizzate in maniera inappropriata ed è necessario chiarire almeno le più comuni per evitare confusioni e attribuzione scorretta di identificazione di un individuo:

  • Transessuale MtF indica la persona di sesso biologico maschile ed identità di genere femminile, che sta iniziando o portando a termine il percorso di transizione (ormonale/chirurgico) che le permetterà di acquisire l’identità sociale/sessuale del proprio genere
  • Transessuale FtM indica la persona di sesso biologico femminile ed identità di genere maschile, che sta iniziando o portando a termine il percorso di transizione (ormonale/chirurgico) che le permetterà di acquisire l’identità sociale/sessuale del proprio genere
  • Transgender indica a persona che non riesce a riconoscersi in nessuna delle due categorie (maschile e femminile), preferendo una identità di ruolo lontana dalle quelle conformi alla società e creandosene una tutta propria.

La persona transessuale, secondo il DSM 5 soffre di Disforia di Genere.

Va, comunque, sottolineato che questa categoria diagnostica viene continuamente sottoposta a critiche e rivisitazioni. Le più recenti portano alla luce il quesito se una tale diagnosi non “patologizzi” una condizione che potrebbe essere considerata solo come una normale conseguenza di una varianza di genere.

In alcuni casi, il senso di incompatibilità tra corpo biologico sessuato e identità di sé e di genere è estremamente precoce e pervasivo e si possono verificare gravi disagi psichici che potrebbero giustificare l’etichetta diagnostica; in altre persone, le sofferenze psicologiche sono prevalentemente causate dalle reazioni spesso ostili dell’ambiente alla propria atipicità, nonché dalle reazioni sociali discriminatorie.

Il percorso terapeutico della persona con Disforia di genere

Le persone con disforia spesso soffrono di un significativo disagio nell’area sociale, lavorativa, affettiva e familiare.

Molti individui con Disturbo dell’Identità di Genere si isolano socialmente e tale isolamento, unito alla discriminazione sociale, contribuisce alla scarsa autostima e all’aumento del ritiro sociale.

Pianificare un trattamento di un paziente con disforia comprende la conoscenza dello stato di sviluppo dell’identità transessuale della persona e di altre condizioni psicologiche da analizzare. È raccomandabile innanzitutto risolvere problematiche più urgenti che potrebbero ostacolare il già difficile percorso di trattamento della disforia di genere.

La lunga strada che porta al cambiamento di sesso è fatta principalmente di terapia psicologica continuativa durante tutto il percorso ormonale, chirurgico e di adeguamento.

Lo scopo di una terapia psicologica è quello di curare le sofferenze legate alla disforia in modo da poter sostenere il processo di adeguamento di genere e di accompagnare il paziente in questo cammino non senza sorprese e momenti difficili da superare.

Il primo passo della persona con disforia sarà quello di ripercorrere a ritroso la storia di genere e lo sviluppo della propria identità di genere, cercando e magari riconoscendo, eventi traumatici o sofferenze legate alla propria transessualità.

Se possibile, è raccomandabile l’intervento della famiglia (partner o genitori) per esplorare conflitti irrisolti e/o dovuti allo stato sessuale, per analizzarli e creare un confronto costruttivo e chiarificatore che porterà il soggetto ad una più facile accettazione del cambiamento in atto.

Importante per il paziente sarà trattare con il terapeuta la transfobia interiorizzata, quell’insieme di sentimenti negativi che si può provare verso se stessi e la propria transessualità: la piena accettazione di ciò che si è e la crescita dell’autostima sono basi solide per l’ottima riuscita di una percorso terapeutico.

E’ auspicabile che ogni persona con disforia di genere si affidi ad uno psicologo che lo segua in tutto il suo percorso, la presenza di una figura competente è di sicuro un aiuto concreto per la riuscita del trattamento e per l’accettazione della propria identità.

Se hai intenzione di iniziare un percorso terapeutico per la disforia di genere e credi aver bisogno di un aiuto a comprendere ciò che ti sta accadendo e come affrontarlo, non esitare a contattarmi, ti accompagnerò fino al raggiungimento del tuo obiettivo e della tua serenità.

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