Violenza sulle donne: cos’è, come si manifesta e a chi rivolgersi
Sappiamo riconoscere una qualsiasi forma di violenza sulle donne?
Sei stata vittima di una violenza? Hai finalmente trovato il coraggio di parlarne e non sai a chi rivolgerti? Oppure hai la sensazione di aver subito una violenza ma non ti è chiaro cosa si intenda con questa definizione e quindi temporeggi? Non importa se sul posto di lavoro, in casa o sui mezzi pubblici: bisogna essere in grado di cogliere i campanelli d’allarme di qualunque forma di violenza sulle donne. Ecco cos’è la violenza di genere e cosa fare.
Quando inizia la violenza sulle donne: segnali, conseguenze psicologiche e a chi chiedere aiuto
Negli ultimi anni questo è diventato un tema di attualità e di cronaca. Sentiamo parlare sempre più spesso di episodi di violenza fisica sulle donne e di associazioni in loro difesa. Gli ultimi dati Istat dichiarano che nel 2016, in Italia, 6.788.000 donne hanno subito abusi. Ultimamente ha fatto molto parlare lo scandalo hollywoodiano che continua a tener banco, ma i soprusi sotto i riflettori non devono farci dimenticare il fittissimo sottobosco delle drammatiche storie di vita quotidiana che restano spesso nell’ombra.
Ma è innanzitutto necessario chiarire cosa si intende per “violenza sulle donne”. La Convenzione di Istanbul del 2011 ha dato una definizione del fenomeno: «una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano, o sono suscettibili di provocare, danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata». È importante che sia riconosciuta come una violazione di diritti umani: questo deve dare ancora più forza alle donne, facendo loro capire che sono solamente vittime senza alcuna colpa.
Forme di violenza sulle donne
Comunemente si tende a ricondurre l’insieme di fenomeni violenti alle manifestazioni fisiche. Eppure questa è una drastica riduzione. Certamente percosse o violazioni di altro tipo sono più evidenti e facili da rintracciare; tuttavia gran parte dei soprusi agiscono e hanno effetto attraverso una violenza psicologica sulle donne. Si tratta di meccanismi più subdoli nell’affermazione del “potere maschile” ma di gran lunga più duraturi nel tempo. Come dire: se le ferite fisiche passano, quelle interiori raramente si rimargineranno del tutto. Vediamo allora quali sono le forme di violenza sulle donne.
- Violenza fisica. Si tratta di tutti quegli atti lesivi dell’integrità fisica della persona. Percosse, lesioni, spintoni, sputi, morsi, calci, pugni, immobilizzazione, bruciature, strangolamento, privazione di cure mediche e/o del sonno e lancio di oggetti.
- Violenza sessuale: imposizione di pratiche sessuali indesiderate, di rapporti dolorosi e che siano lesivi della dignità. Ottenere rapporti senza consenso e con minacce è un atto di umiliazione, di sopraffazione e di soggiogazione, che provoca nella vittima profonde ferite psichiche oltre che fisiche. Attenzione: non rientrano in questo solamente i rapporti fisici. È violenza anche ridicolizzare i comportamenti sessuali della donna e le sue reazioni, fare pressioni per l’utilizzo o produzione di materiale pornografico; la costrizione a rapporti con o in presenza di altre persone, gravidanza o aborto forzati, divieto della contraccezione, operazioni forzate agli organi genitali, “prova” di verginità, prostituzione forzata. Le molestie sessuali rappresentano una “sottocategoria” e consistono in comportamenti inopportuni a sfondo sessuali (contatto fisico, avances, apprezzamenti, l’esibizione di pornografia e richieste esplicite sia a parole che a fatti).
• Violenza psicologica: attacchi verbali, derisione, insulti, isolamento, impedimento dell’accesso alle risorse economiche per accrescere la sua indipendenza, gelosia eccessiva, minacce dirette o trasversali, danneggiamento o distruzione degli oggetti di proprietà della donna, violenza sugli animali cari alla donna e/o ai suoi figli. Sono tutti comportamenti finalizzati a convincere la donna di “non valere nulla”, per meglio tenerla sotto controllo. - Stalking: persecuzione nei confronti della donna da parte di chi è stato rifiutato (prevalentemente l’ex partner). L’intento è compromettere la serenità della vittima, facendola sentire insicura a che subdolamente. Strumenti utilizzati da questi aguzzini sono sempre più i social networks con un incremento, negli ultimi anni. Il 6,8% delle donne ha subito proposte o commenti osceni su Facebook, il 3,2% ha invece ricevuto foto imbarazzanti.
- Violenza economica: ogni forma di controllo e limitazione che impedisca alla donna di essere economicamente autonoma e che consiste in privazione del proprio stipendio, controllo delle spese personali o spese familiari, impedimento nella ricerca o nel mantenimento di un lavoro, estorsione di denaro, mancata corresponsione dell’assegno per il mantenimento proprio o dei figli, utilizzo improprio ed eccessivo del denaro familiare.
Come abbiamo potuto notare, in ogni tipo di violenza, sia fisica che di altra natura, la sfera psicologica è sempre ed inevitabilmente compromessa. Sono dei meccanismi estremamente dannosi proprio perché non visibili e difficilmente riconoscibili come tali. D’altronde, il processo psicologico dell’uomo si muove quasi esclusivamente su dinamiche di svalutazione della donna, fomentando la convinzione che lei debba dipendere da lui.
Può capitare a tutti, nel corso di una lite, di infervorarsi e dire parole spiacevoli. Tuttavia è bene non sottovalutare mai la serietà delle cose dette o dei gesti fatti, soprattutto se ripetuti. Ecco allora alcuni segnali da non trascurare.
Violenza psicologica riconoscerla
Non vi è alcuna evidenza scientifica che questo fenomeno sia legato ad una classe sociale piuttosto che ad un’altra. Viceversa, la maggior parte dei casi di violenza di genere avviene all’interno della coppia. La violenza sulle donne generalmente intesa può essere ricondotta ai seguenti meccanismi.
- Svalorizzazione: il partner critica, squalifica o deride la vittima nel suo ruolo di donna, madre, moglie. La conseguenza che la donna perde sicurezza e amor proprio. Il profondo senso d’inadeguatezza e angoscia che ne consegue, la porta a credere di meritare un trattamento ingiusto.
- Intimidazione: la donna viene spaventata attraverso comportamenti imprevedibili, minacce di violenza e di morte contro di lei o figli e danneggiamento dei suoi beni.
- Isolamento: l’uomo fa in modo che la donna non abbia relazioni con nessuno al di fuori di lui. La costringe, a volte in modo subdolo, ad allontanarsi dalla famiglia di origine e dalle amicizie; si ritrova insomma in un completo isolamento affettivo.
- Dipendenza economica: alla donna viene impedita la ricerca di lavoro o viene spinta a lasciare il proprio impiego, questo crea un ulteriore isolamento oltre che una dipendenza materiale che impedisce anche solo di immaginare una vita lontana dal partner violento.
- Finta riappacificazione: una fase che riporta la relazione ad un’apparente normalità, salvo poi riscoppiare in episodi di violenza.
Soprattutto quest’ultimo campanello d’allarme deve far capire alla vittima che non c’è possibilità di uscire dalla situazione se non facendosi coraggio e denunciare la violenza.
Violenza psicologica sulle donne cosa fare dopo averla riconosciuta
È fondamentale capire una volta riconosciuta la violenza sulle donne a chi rivolgersi.
Infatti i danni psicologici, sono tanto più gravi quanto più è tardivo il ricorso ad un sostegno psicologico. Le conseguenze interiori diventano sempre più profonde e più passa il tempo, più si “calcificano” le ferite rendendo difficile la rimarginazione. Le conseguenze psicologiche nella donna sono infatti: crisi di panico, attacchi d’ansia, depressione e isolamento sociale.
La denuncia è una delle azioni da intraprendere, ma spesso, questo passaggio rappresenta un’enorme difficoltà per la donna. Anche per tale motivo è fondamentale un sostegno psicologico che possa aiutare la vittima a riprendere la propria vita in mano.
Violenza psicologica sulle donne come difendersi
Sei stata vittima di una violenza ma temi di denunciare per paura di ritorsioni? Temi di non essere compresa, ma derisa, allontanata, o peggio non creduta? Ti riconosci nelle situazioni descritte in questo articolo? Non temere, non sei sola: sono stati violati i tuoi diritti umani e devi chiedere aiuto. Mettersi al sicuro, proteggere sé stessi ed i propri figli che non devono assistere alle violenze e non devono subirne, valutare la possibilità di effettuare una denuncia e riprendere in mano la propria vita sono i primi passi per vincere la tua battaglia. Per questo motivo hai bisogno di essere aiutata da professionisti esperti sul tema.
Mi chiamo Carmen Capria e sono una psicoterapeuta esperta. Contattami allo 3475261645 per incontrarci e parlare del tuo problema. Scopri gli studi dove posso riceverti a Roma e non dimenticare: sono qui per aiutarti.
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