Gli attacchi di panico, fanno parte dei disturbi d’ansia e sono degli episodi di improvvisa ed intensa paura, il panico appunto, accompagnati da sintomi fisici e psicologici come palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, vertigini, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore.
Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, per cui chi lo vive si spaventa enormemente.
In genere la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante scatenando la paura di aver paura.
Gli attacchi di panico durano generalmente alcuni secondi, ma causano all’individuo un notevole livello di angoscia .
La frequenza e la gravità degli attacchi di panico varia nel corso del tempo e delle circostanze, possono presentarsi con tutti i sintomi descritti o solo con una parte di essi, possono presentarsi più volte in un giorno o essere intervallati da periodi abbastanza lunghi di benessere.
Gli attacchi di panico, se non associati ad altre patologie, non sono pericolosi. Tuttavia essi sono per il soggetto un’esperienza che condiziona pesantemente l’esistenza, compromette fortemente la vita quotidiana nelle sue attività basilari (uscire di casa, effettuare degli spostamenti, fare la spesa, avere delle relazioni sociali, ecc.).
Una complicanza dell’attacco di panico è quello che viene definito Agorafobia. I pazienti che soffrono di agorafobia temono i luoghi affollati perchè hanno paura di tutte le situazioni in cui è difficile scappare o ricevere soccorso.
La persona colpita da attacco di panico accentua il controllo su se stesso e sull’ambiente e comincia ad evitare tutti i luoghi, le situazioni che potrebbero scatenare un attacco: uscire da soli o stare a casa da soli, guidare l’automobile, frequentare luoghi affollati, viaggiare in autobus o aereo, attraversare tunnel o prendere l’ascensore. Questo bisogno di evitamento porta ad una compromissione delle attività quotidiane e socio-lavorative.
Nonostante questo disturbo si presenti più frequentemente nei familiari di persone che ne hanno sofferto, non si può assolutamente parlare di ereditarietà, ma di stile di vita e di schemi di pensiero comuni a più membri di una stessa famiglia. Eventi lievemente o fortemente stressanti (dalla preparazione di un esame scolastico alla nascita del primo figlio, dal cambio di lavoro a problemi finanziari, dal matrimonio alla separazione, dalla perdita di una persona significativa ad una malattia) sono da considerarsi fattori precipitanti anche se non provocano necessariamente l’attacco. Inoltre la qualità della vita, legata a numerosi fattori tra i quali il tipo di lavoro, l’ambiente sociale, la città in cui si vive, etc. possono influenzare l’incidenza del disturbo.
Il disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta ed ha un’incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Tuttavia, spesso tale disturbo non viene riconosciuto e di conseguenza non viene mai curato.
La psicoterapia è di fondamentale importanza perchè aiuta l’individuo a prendere coscienza della sua storia e a rielaborare quei comportamenti involontari di controllo dai quali si pensa di dover dipendere senza possibilità di alcuna opposizione.